Diego
Progetto padri separati

Sto male e non posso vedere spesso mia figlia. E lei si sta allontanando

“Posso andare a trovare mia figlia solo in primavera e in autunno, perché le mie condizioni fisiche non mi permettono sforzi maggiori. Con il tempo, però, sento che si sta allontanando”. Il dolore di Diego (nome di fantasia, ndr) è il dolore di un padre che non può veder crescere la propria piccola giorno dopo giorno, standole accanto nei momenti di gioia, così come in quelli più difficili.

Nato e sempre vissuto a Verona, Diego, 56 anni ha avuto due figli da una ex compagna e una bambina di undici anni dalla ex moglie: attualmente rientra nel Progetto padri separati della Cooperativa Energie Sociali.

“I miei problemi sono cominciati quando sono stato operato per un tumore alla gola: durante il ricovero, infatti, ho scoperto che mia moglie aveva una relazione con un altro uomo”, racconta Diego. “Da allora niente è stato più come prima: ho dovuto lasciare la mia occupazione, perché la malattia non mi consente più di lavorare, e mi sono cercato un’altra casa, perché con mia moglie non potevo più stare”.

Il cinquantaseienne risulta invalido al 75 per cento e percepisce oggi una pensione di 289 euro mensili, l’unica sua fonte di reddito. “Ho avuto la fortuna di scoprire questo progetto, che mi ha garantito un posto dove dormire e mangiare”, racconta Diego.

“Le regole sono un po’ restrittive, perché non si possono ricevere amici e familiari, ma almeno posso vedere mia figlia”. La bambina ha undici anni e vive con la ex moglie sempre a Verona, ma in un quartiere distante. “Io ho la patente, ma non posso permettermi un’auto; quando la vado a prendere, devo utilizzare due autobus all’andata e due al ritorno”, spiega l’uomo.

“Purtroppo le mie condizioni di salute non mi consentono di uscire di casa quando c’è troppo caldo o troppo freddo, così posso vederla solo in primavera o in autunno”.

Quando una coppia si separa, non è facile gestire la situazione. “Con la mia ex moglie non siamo in cattivi rapporti. Lei lavora a un chilometro da dove vivo io: ho provato a chiederle di portarmi la bambina durante il giorno, per poi tornare a prenderla finito il lavoro ma dice che mi devo arrangiare perché il padre sono io”, racconta Diego. “Ho la fortuna di poter sentire mia figlia tutte le sere al telefono, ma penso che si stia staccando un po’: a undici anni fa fatica a capire le ragioni per cui non vado spesso a trovarla, si accorge solo che non vado”.

Una novità positiva, però, c’è. Superati questi mesi di emergenza, il cinquantaseienne è riuscito a farsi assegnare un appartamento dall’Agec. “Sono contento, anche se ci sono pro e contro. L’affitto sarà più alto e non so se riuscirò a pagarlo, ma almeno potrò vivere in una casa tutta mia, non avere vincoli o limitazioni”. – M.Tr.

L’Arena, Domenica 12 Luglio 2015​