Seminario Enti del Terzo Settore come enti intermedi tra istituzioni e cittadini
28 Feb 2023

Seminario di approfondimento e discussione | 24 marzo 2023 | ore 15.00 - 18.00 | Sala Lucchi, Piazzale Olimpia 3 Verona 

Il Seminario si propone di avviare una discussione aperta e informata all’interno del Terzo Settore veronese, coinvolgendo l’Amministrazione comunale del Capoluogo, indicando spunti di confronto e collaborazione per il prossimo futuro.

IL PROGRAMMA

• Introduzione e coordinamento Giancarlo Montagnoli (Fevoss)
• Le trasformazioni del sistema politico e il ruolo dei “corpi intermedi” Paolo Feltrin (politologo)

Dibattito
• Gli ETS come enti intermedi tra cittadini e istituzioni: alcune piste di approfondimento e sperimentazione Maurizio Carbognin (Osservatorio sulle disuguaglianze a Verona)

• Interventi programmati e discussione

• Conclusioni Italo Sandrini (Comune di Verona, Assessore al Terzo Settore)

 

Partecipazione libera, previa iscrizione inviando una mail con nome, cognome, indirizzo di posta elettronica
ed ente di appartenenza a disuguaglianzeverona@gmail.com

 

SPUNTI PER UN DIBATTITO


Le vicende politiche, nazionali e locali, e anche i risultati delle recenti consultazioni elettorali, con la scarsa partecipazione al voto di quote crescenti di popolazione, sono indicative di una crisi profonda del sistema della rappresentanza e dei partiti che si confrontano nell’arena politica. Tutti i commentatori e analisti, anche di diverso orientamento politico-culturale, concordano nel constatare un “vuoto” nello spazio di relazione tra cittadini e istituzioni, non colmato, anche quando i risultati elettorali sono favorevoli, dalle leadership perlopiù effimere, nazionali e locali.

Le organizzazioni di volontariato, e più in generale gli ETS, svolgono da tempo non solo un ruolo di “supplenza” e di integrazione nella risposta ai bisogni e alle richieste dei cittadini, non solo di produzione di “beni pubblici” (fatto che giustifica le facilitazioni e gli incentivi che l’ordinamento riconosce loro), ma anche di trasmissione della “domanda politica”:
- un tempo agendo come lobby, che puntava a garantire “benefici” agli associati
- oggi sempre di più con un ruolo di “mediazione” tra cittadini e istituzioni, giovandosi del fatto che gli ETS, molto di più delle istituzioni e soprattutto molto di più dei partiti, per dirla con Papa Francesco, conoscono “l’odore delle pecore”.

L’affermarsi e la legittimazione delle procedure di “co-progettazione”, in prospettiva “costituzionalizza” tale ruolo, con grandi vantaggi per l’intera società e soprattutto per le istituzioni, che possono così giovarsi
di una migliore conoscenza del “territorio”, dei bisogni ecc. di competenze specifiche, non sempre presenti nell’ente pubblico.

Le Organizzazioni di volontariato e gli ETS il più delle volte non sono consapevoli di tale ruolo “pubblico”, o addirittura lo negano, anche quando nei fatti lo svolgono. Il discredito che ormai da anni ha investito tutto ciò che è “politica” induce a guardare con sospetto qualsiasi discorso in tale direzione. Forse può aiutare l’inglese, che ha due termini per parlare di “politica”: politics e policy. La politics è tutto quello che concerne il sistema politico, le elezioni, i partiti ecc. La policy è invece una risposta ad un problema collettivo non risolvibile con la semplice azione individuale. Gli ETS svolgono un ruolo (politico) nelle policies: esserne consapevoli può consentire una gestione “orientata” e trasparente. 


Che cosa significa maggiore consapevolezza sul ruolo politico degli ETS?
In primo luogo acquisire la consapevolezza che il mondo è cambiato radicalmente rispetto alla situazione nella quale gran parte degli ETS sono nati e hanno definito la propria identità.
Gran parte degli ETS (quelli almeno che hanno una identità valoriale, ideologica ben definita) erano abituati ad uno sguardo rivolto al futuro, focalizzato sul “migliorare  le cose”. L’invecchiamento della popolazione tende a rendere prevalente lo sguardo al passato, dà spazio alle utopie regressive, piuttosto che a progetti sul futuro.
Per altro le aspettative di giovani e vecchi sono decrescenti: gran parte dei cittadini è consapevole che in futuro “le cose andranno peggio” e che le scelte politiche finiranno per “togliere”, piuttosto che “aggiungere”
Le linee di faglia che un tempo definivano le stratificazioni sociali cambiano radicalmente: sempre meno proletari/borghesi o operai/padroni, sempre di più uomo/donna, vecchi/giovani, nativi/non nativi ecc..
Si è formato un bacino reazionario in senso ampio e forte (anziani soli e in sofferenza e giovani emarginati), che và capito, più che combattuto.
E’ prevedibile che il welfare subisca ulteriori contrazioni, piuttosto che espansioni ed allargamenti, malgrado tutte le dichiarazioni ufficiali in contrario.
Ciascun ETS dovrebbe chiedersi che conseguenze hanno questi cambiamenti sulla propria mission.
In secondo luogo e in conseguenza di quanto appena detto, gli ETS dovrebbero assumere una prospettiva di policy: vale a dire inserire, inquadrare la propria azione non solo a partire dal bisogno di uno specifico gruppo di persone (anziani, disabili, bambini ecc.), ma puntando a collegare il proprio contributo (piccolo o grande) ad una “soluzione” di più ampio respiro del problema al quale la policy è chiamata a dare risposta.
In terzo luogo, dal momento che le policy sono il risultato dell’intervento di una pluralità di attori (la politica sanitaria, quella assistenziale, quella educativa….), occorre che gli ETS assumano una prospettiva di rete, vale a dire abbiano la capacità di collegare il proprio (piccolo o grande) intervento a quello degli altri attori di quella specifica policy.

 

 

 

 

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