Educare alla fatica e alla bellezza
02 Ago 2017

Di Filippo Bortoluz, Educatore della Comunità Parsifal

Quando cammini, ed in particolare quando ti trovi a camminare con 12 adolescenti per una camminata tra Assisi e Roma, ti trovi ad ascoltare ed osservare...e camminando per 7 giorni ascoltare ed osservare diventano attività quotidiane. In questa settimana due cose mi hanno colpito particolarmente e mi hanno stimolato una riflessione: la fatica e la capacità di meravigliarsi, di cogliere la bellezza di quello che ci sta attorno.

Dopo i primi dieci minuti di camminata si sono subito sentite frasi e domande come: “non ce la faccio più”, “quanto manca?", “non pensavo fosse così faticoso” e alcuni ragazzi, meno diplomatici, si sedevano e “...io non mi sposto da qui!”. Ecco allora che si partiva con "l’opera di convincimento" fino alle minacce per farli ripartire e continuare a camminare, scoprendo poi che gli ultimi km venivano macinati addirittura di corsa per arrivare per primi a farsi la doccia! 
Da qui la prima domanda: che senso ha la fatica e che ruolo gioca nella vita dei nostri ragazzi? In un articolo apparso qualche anno fa su Repubblica, Marco Lodoli sottolineava come stiamo vivendo in un tempo in cui tutto deve essere facile ("impara l’inglese in una settimana", "guadagna soldi in un giorno", ecc.), immersi in una cultura che scansa qualsiasi cosa che possa sembrare faticosa. Alle prime avvisaglie di fatica, appena c’è da metterci del proprio, ci si ferma e si aspetta che lo faccia qualcun altro. Nel camminare è stato un po' lo stesso. Dopo i primi passi alcuni avrebbero rinunciato e avrebbero perso l’opportunità di fare questa esperienza che è stata poi significativa e irripetibile. Per questo ci siamo sempre affiancati ai ragazzi, sostenendoli ed incoraggiandoli ad andare avanti, sapendo che per raggiungere un risultato è necessario fare fatica, nel cammino, ma anche nella scuola, nel lavoro e persino nelle relazioni. 
Il bello è stato vedere come dopo tre giorni di cammino i ragazzi abbiano smesso di lamentarsi. Mi piace pensare che non sia stato solo per l’allenamento o per la rassegnazione, ma anche per la consapevolezza che con un piccolo sforzo si scoprono e si superano i propri limiti e si trovano nuove risorse per andare avanti.

L’altra riflessione è nata osservando la visita alla Basilica ed alla città di Assisi. Tanti dei ragazzi hanno passato in rassegna la città in un batter d’occhio, solo pochi si sono concessi il tempo di fermarsi, osservare, fare una foto, chiedere... insomma meravigliarsi! Lo sguardo si posava e si fermava raramente su qualcosa che li colpiva. Tutto veniva passato in rassegna molto velocemente. Nella Basilica del Santo abbiamo battuto tutti i record di permanenza! Qualcuno però si è fermato, ha fotografato, ha osservato.. probabilmente chi era stato accompagnato a farlo, chi ha avuto modo di fare esperienza del bello, chi è stato educato ed incoraggiato a fermarsi a contemplarlo. 
Una delle attività su cui si sofferma il pedagogista Bertolini nel lavoro con gli adolescenti è proprio l’educazione al bello. Il bello "naturale", come il tramonto, un sentiero, una montagna, ed il bello "culturale”, come una chiesa, un palazzo, un'opera d’arte. Cercare e gustare il bello, non tanto perché un ragazzo sappia distinguere lo stile gotico da quello romanico ma perché si collochi nel mondo in modo diverso, riscoprendo il “bello” un po’ dovunque ed appropriandosi di una nuova categoria per osservare il mondo: la bellezza. Questa nuova categoria ci dà la possibilità di stupirci, di provare meraviglia, di contemplare l’esistenza e saper riconoscere le emozioni ed i sentimenti che il contatto con il bello è in grado di suscitarci. La camminata e la visita alle città lungo il cammino: Assisi, Piediluco, Poggio Bustone, Rieti e Roma ha voluto essere un’esperienza diversa dalla quotidianità, da quello che si fa normalmente che ci dà sicurezza ma non ci permette di sperimentare “mondi diversi”.
Questo viaggio è stato un allenamento anche su questo, un muovere i propri passi nell’educazione al bello. É stato sorprendente vedere che alcuni di questi ragazzi hanno postato nel loro profilo whatsapp un selfie con un monumento storico di Roma...un piccolo passo verso nuovi punti di vista possibili.

Citazioni:

1. Lodoli Maco, (11/06/2002), I miei ragazzi insidiati dal demone della Facilità, Repubblica 
2. Bertolini Piero, Caronia Letizia (1993), Ragazzi Difficili, Firenze, Ed. La Nuova Italia 

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