Tra queste mura
29 Apr 2020

Di S.G. quindicenne accolta nella Comunità Residenziale In-Dipendenti

 

Era il 9 marzo 2020 quando ci annunciarono che dal giorno dopo non saremmo più potuti uscire. Ricordo perfettamente la mia forte risata che rimbombava nella stanza dopo aver letto la notizia in un messaggio inviatomi da un’amica. Non riuscivo a credere ad una cosa del genere. Com'era possibile che ci costringessero a rimanere rinchiusi a casa? Era a dir poco surreale e impossibile da immaginare. Pensai a come un adulto potesse credere che un adolescente, sempre pronto ad usare una qualsiasi scusa per poter uscire, fosse in grado di accettare il fatto di dover rinunciare a questa libertà per una situazione che, in tutta sincerità, non era causa sua.

Ed eccomi qua, un mese e una settimana dopo il primo decreto che ci assicurava che tutto sarebbe finito il 3 aprile, ancora chiusa tra queste mura, con le stesse persone. È difficile non poter vedere le persone a cui teniamo, è difficile dimostrarsi amore attraverso una fotocamera o una tastiera, è difficile per chi come me non ha uno spazio in cui stare sola e semplicemente pensare, anche se il tempo per pensare lo abbiamo, forse anche troppo.

Quante cose stiamo capendo solo ora che abbiamo il tempo di farlo?

Quante cose che prima davamo per scontate sono diventate una mancanza?

Tante.

Non è il tempo che mi manca ma lo spazio. Certo per riflettere non ci vuole tanto, è tutto dentro la nostra testa, ma spesso abbiamo bisogno di sentire solo il trambusto dei nostri pensieri, dare voce a loro e lasciarci circondare, concentrarci completamente su di essi senza avere altri disturbi attorno. Per vari motivi questa non è una possibilità che ho essendo chiusa in una comunità residenziale, mi è stata tolta ora che non si può più stare all'aria aperta.

Ci stiamo abituando, noi adolescenti, ad una vita che non ci appartiene, una vita che se potessimo scegliere eviteremmo o anzi, una vita della quale non terremmo neanche conto come opzione, ma che ora a causa di qualche adulto irresponsabile siamo obbligati a vivere. Forse far ricadere tutta la colpa sugli adulti non è la cosa più matura di questo mondo, ma ammettiamolo che non ci stanno lasciando un mondo degno di essere chiamato casa.

Ammettiamo che tutti speriamo in un cambiamento radicale dopo aver passato tutto ciò, ma che infondo non ci aspettiamo niente, e siamo stufi di illuderci per poi capire che niente può cambiare ciò che c'è nelle teste delle persone potenti, quelle che ci stanno portando verso l'inizio della fine.

Sono fiera di me stessa, sono fiera di chi come me sta riuscendo a stare alle regole, per amor proprio ma soprattutto altrui. Fiera di chi come me sopporta, ma sa che ne vale la pena, e non molla. Provo ribrezzo per tutte quelle persone che fregandosene mandano all'aria tutti i nostri sforzi. Non hanno nessun rispetto per noi, per tutti quelli che li circondano ma soprattutto se stessi, perché si mettono in pericolo e più la gente non lo capisce più il tutto si prolungherà. Per non parlare di quelli che dicono “siete chiusi in casa da mattina a sera, cosa avete di meglio da fare? Impegnatevi nella scuola visto che ne avete la possibilità!”.

Certo non abbiamo nulla da fare, ma sapete lo stress “psicologico” che ci affligge? Oltre a tutti i nostri pensieri, oltre a dover sopportare una situazione del genere, ci sono anche i pensieri legati alla scuola, perché quella "giustamente" non smette mai di stressarci: decine di e-mail al giorno, organizzarci per tempo e materia …

La credete una cosa da poco?

Probabilmente sì, ma ditemi sapete come stiamo e come ci sentiamo?

Lo conoscete il peso che ci stiamo portando sulle spalle?

E non venite a dirci “siamo stati adolescenti anche noi”, perché una situazione del genere non l'avete mai affrontata, e a quanto pare, per la maggior parte di voi risulta difficile farlo ora, figuriamoci con una ventina di anni in meno.

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